venerdì 7 febbraio 2014

La Sirenetta (The Little Mermaid)


Anno 1989
28° lungometraggio Walt Disney Animation

fonte: la tana del sollazzo
E' leggenda ormai a Burbank che ogniqualvolta calino le tenebre sul mondo Disney, sorga una principessa in grado di imprimere una svolta e inaugurare una nuova età dell'oro. La prima fu Biancaneve, che diede un significato tutto nuovo alla parola animazione, poi venne Cenerentola che dopo la guerra pose fine al periodo dei package films, inaugurando una fortunata stagione di fiabe ad ampio respiro. Anche la fine degli anni 80 è da considerarsi un periodo buio per una Disney non molto giovane, ma per certi versi inesperta e in attesa di una svolta decisiva. E grazie ad Ariel la svolta avviene.
Con La Sirenetta la nuova generazione di artisti Disney punta verso un futuro decisamente luminoso, chiudendo così definitivamente la parentesi Xerox, iniziata negli anni '60 con La Carica dei 101 e proseguita fino a quel momento. Durante il trentennio Xerox ci si era dedicati a storie particolari, spesso e volentieri con protagonisti cani, gatti e topi. Trame borghesi che privilegiavano l'umorismo e l'azione, storie di rapimenti, pellicce, gioielli, eredità e piccoli giustizieri. Storie deliziosamente concrete ma un po' terra terra, lontane dal gusto fiabesco che aveva reso grande il marchio Disney, nei decenni precedenti.
Dopo tanti anni, i registi John Musker e Ron Clements, che già avevano diretto Basil, propongono dunque al pubblico una nuova fiaba classica, con protagonisti umani (o quasi), riprendendo il filo dove Walt l'aveva lasciato nel '59 con Sleeping Beauty, appena prima del letargo xerografico. La tecnica Xerox che consisteva nel fotocopiare direttamente sulle cel i disegni degli animatori, risparmiando sulle inchiostrazioni, verrà però utilizzata anche qui, pur ricorrendo in alcune scene già al CAPS, il sistema di composizione digitale delle immagini, brevettato da una giovanissima Pixar, e che diventerà lo standard già dall'anno successivo con Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri. Il risultato è un film dal look un po' indeciso, in cui sia la colorazione (poco convincente nella sequenza della battaglia finale) che i disegni hanno frequenti alti e bassi, ma in cui sono già presenti gli ingredienti stilistici che di lì a poco renderanno grandiosa l'animazione Disney moderna.
La Sirenetta cambia così le carte in tavola, scuotendo le certezze di un pubblico abituato ad un registro più leggero, proponendo un film epico sin dalle prime scene, in cui gli studios superano loro stessi, mostrandoci gigantesche navi e incredibili regge sottomarine. Alzato il registro della narrazione, anche il pubblico si moltiplica, una moltitudine piuttosto variegata, che comprenderà sia bambini, attirati dagli azzeccatissimi comprimari umoristici, che adulti, interessati alla componente più drammatica o romantica. La protagonista Ariel è di per sé un elemento di modernità non da poco: lo spettacolare Glen Keane tratteggia infatti un personaggio differente da quei canoni di perfetta armonia che lo stile Disney aveva adottato tempo addietro. Gli stessi Frank Thomas e Ollie Johnston rimasero interdetti quando Glen mostrò loro quel che voleva fare: la sua Ariel era infatti un ibrido stilistico che impiantava su un modello occidentale predefinito alcuni influssi tipicamente nipponici, tipo gli occhi particolarmente grandi e comunicativi. Glen Keane poi non aveva paura di esagerarne le espressioni, rasentando la deformazione facciale, mettendo in discussione alcune regole estetiche con accorgimenti che sulla carta parevano eresie, ma che si rivelarono poi funzionare molto bene, tanto da diventare a loro volta un nuovo traguardo.
Anche sotto il profilo psicologico Ariel si dimostra un personaggio piuttosto innovativo, dal momento che rappresenta la perfetta adolescente, con tutte le turbe di quell'età, i sogni ad occhi aperti e la cotta facile. Ma è soprattutto grazie al conflitto familiare con il padre, Re Tritone, che il film si assicura elementi d'identificazione per ben due differenti generazioni. Rinasce così il kolossal disneyano per famiglie.
E infine la musica. Con l'arrivo in Disney di Howard Ashman e Alan Menken la colonna sonora torna ad essere un elemento importantissimo e irrinunciabile, sicché i film Disney diventano il corrispettivo cinematografico dei grandi musical di Broadway. Ashman si rivela un vero e proprio genio della narrazione, capace di ispirare tutti quanti nel riuscire a cucire la musica insieme con la storia, impedendo ridondanze e promuovendo invece ciò che è utile all'economia narrativa. "Se eliminando una canzone la sceneggiatura non ne risente allora avete fatto un cattivo lavoro", e sulla base di questo dettame si ritorna a ragionare in termini di narrazione musicale. Guarda caso, uno dei personaggi più importanti, perfetto esempio di sintesi tra comprimario umoristico e personaggio funzionale alla storia, è infatti il granchio Sebastian che i due concepiscono come jamaicano e al quale vengono affidati ben due pezzi musicali, intrisi di reggae: la meravigliosa e iconica Under the Sea intrisa di humor fino all'ultima nota, e Kiss the Girl, il tema d'amore che dimostra come si possa creare una certa atmosfera pur non prendendosi troppo sul serio. Part of your World, la canzone di Ariel, è invece il maestoso tema principale del film, che ritorna più volte grazie ad alcuni reprise, collocati in maniera strategica. C'è poi Poor Unfortunate Soul, la canzone della villain Ursula, e la tremendamente divertente Les Poissons, cantata dal cuoco Louis. Ci sono infine due canzoni brevi, Fathoms Below e Daughters of Triton, appena accennate ma molto riuscite, tanto che sarebbero poi state notevolmente estese per il relativo musical di Broadway che sarebbe stato realizzato anni dopo, restituendo così La Sirenetta al suo ambito d'ispirazione, il teatro.
Il successo de La Sirenetta fu enorme e diede il via a un climax d'incassi per gli studios, che avrebbe raggiunto il suo apice solo cinque anni dopo con Il Re Leone. Il successivo periodo avrebbe poi visto un nuova crisi a cui sarebbe stato posto rimedio solo con il ritorno al fiabesco e al tema delle principessine sognatrici. Corsi e ricorsi storici.

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