venerdì 1 maggio 2015

Ferdinand the Bull


Anno 1938

fonte: Disney Compendium

Alla fine degli anni 30 la gloriosa serie delle Silly Symphony giunge al suo capolinea. Questi splendidi cortometraggi avevano incantato il pubblico per un decennio, passando attraverso differenti fasi evolutive. All'inizio la grande protagonista era semplicemente la musica, poi toccò alla trasposizione di fiabe e leggende universali e infine a predominare fu la sperimentazione pura, in vista delle meraviglie che di lì a poco sarebbero arrivate sul grande schermo. Dopo l'uscita di Biancaneve e i Sette Nani (1937), queste tre anime vengono prontamente incanalate nel nuovo filone produttivo dei lungometraggi, che assorbirà gli sforzi dei più grandi artisti dello studio, privando così le Silly Symphony di ogni loro ragion d'essere. O quasi.
Infatti negli anni successivi gli artisti Disney sentiranno ancora il bisogno di evadere dagli schemi legati agli standard characters, per realizzare cortometraggi che raccontino storie diverse. Non dovranno essere per forza fiabe popolari, né racconti incentrati sulla musica o su un registro narrativo “alto”, e certamente non costituiranno la sede adatta per progredire tecnicamente. Walt Disney si accorge di questa necessità e inventa personalmente un'etichetta-ombrello per permettere la realizzazione di cortometraggi fuori serie: quella dei cosiddetti “special cartoon”. Ferdinand the Bull è il primo cortometraggio ad appartenere a questa nuova categoria. Il pubblico dell'epoca probabilmente faticò a distinguerlo da una delle solite Silly Symphony che Disney aveva prodotto fino a quel momento, tuttavia i più attenti videro che lo short aveva un sapore differente.
In Ferdinand the Bull, infatti, non è più la musica a raccontare la storia, bensì la semplice voce di un narratore. Inoltre, la vicenda è piuttosto strutturata e maggiormente incentrata sull'umorismo. Si tratta quindi di un diverso approccio alla narrativa one shot, sicuramente più “prosaico” e ben distante dalla poesia e dalla lirica di The Old Mill (1937) e Wynken, Blynken and Nod (1938).
La storia racconta di Ferdinando, un toro molto particolare, che anziché combattere e prendersi a testate con i compagni, preferisce fin dall'infanzia starsene sotto le fronde di un albero di sughero (con tanto di tappi che spuntano come frutti!) ad annusare i fiori. A causa di un equivoco, Ferdinando verrà scambiato per un toro feroce e portato a combattere nell'arena di Madrid, dove però mostrerà la sua vera natura, deludendo il pubblico e portando il povero matador a piangere dalla frustrazione.
L'idea per Ferdinand the Bull viene da un libro illustrato, scritto da Munro Leaf e disegnato da Robert Lawson: The Story of Ferdinand, uscito nel 1936. Il libro non passò inosservato: all'indomani della guerra civile spagnola i sostenitori di Francisco Franco lo vietarono, mentre nella Germania nazista rientrò nel novero dei libri che Adolf Hitler ordinò di bruciare, convinto del suo sottotesto pacifista. Una fortuna migliore l'ebbe nell'Unione Sovietica di Stalin, in cui venne accettato come unico libro per l'infanzia non comunista, e in India dove Mahatma Gandhi lo definì il suo libro preferito.
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Ferdinand the Bull fu un vero trionfo per gli studios, che si aggiudicarono così un altro Oscar, il primo non ottenuto grazie ad una Silly Symphony. La serie degli “special cartoon” tuttavia non decollò immediatamente, ma ci vollero altri cinque anni prima che gli studios mettessero in lavorazione altro materiale affine, preferendo dedicarsi nell'immediato alle numerose serie regolari varate alla fine degli anni 30.
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