martedì 4 agosto 2015

Il Drago Riluttante (The Reluctant Dragon)



Anno 1941
lungometraggio a scrittura mista

fonte: la tana del sollazzo
Quando nel 1985 venne ufficializzata la tanto discussa lista dei Classici vennero tacitamente enunciate alcune regole ben precise che escludevano da questo conteggio i film a scrittura mista che contenevano un quantitativo d'animazione inferiore al 50%. Tuttavia il logo dei classici continua ad essere riportato nella custodia della maggior parte di questi film, per testimoniarne l'importanza. E' però un peccato che i primi due film di questa breve serie non siano oggi presenti sul mercato italiano e che per poterli ripubblicare in America abbiano dovuto essere inclusi nella collana dei Treasures, curata da Leonard Maltin. Mi riferisco a Il Drago Riluttante e Victory Through Air Power, inseriti rispettivamente in Behind the Scenes at the Walt Disney Studio e On the Front Lines, volumi pieni di materiale di repertorio, utile per presentare al pubblico due film che altrimenti apparirebbero abbastanza ostici, e che molto difficilmente vedremo da noi.
Il perchè tuttavia venga considerato ostico un film come Il Drago Riluttante è poco chiaro. Questo lungometraggio altro non è che un allegro documentario celebrativo sugli studios Disney che venne girato nel 1941, per celebrare il trasloco degli studios, da poco ultimato. Protagonista del film è Robert Benchley, un comico di quegli anni, che viene suo malgrado spedito dalla moglie agli studios per proporre a Walt Disney di realizzare un cartone animato tratto dalla fiaba di Kenneth Graham (lo stesso de Il Vento tra i Salici) Il Drago Recalcitrante, libro assai apprezzato dalla consorte. All'ingresso degli studios Benchley trova ad accoglierlo un noiosissimo addetto alla sicurezza, dai cui tediosi discorsi Benchley cercherà ad ogni modo di sfuggire, finendo per ritardare sempre più l'ora del suo incontro con Disney. Questo però lo porterà in giro per i reparti, dove avrà modo di imbattersi in coloristi, doppiatori, animatori, tecnici e addetti di vario genere che avranno modo di insegnargli il mestiere. Intendiamoci, l'andamento non è affatto didascalico, e se si può muovere una critica al film è proprio quella di non approfondire più di tanto l'argomento. Ma in fin dei conti il principio Disney dell'edutainment viene pienamente rispettato, e ai tecnicismi si preferiscono le gag, favorite anche dall'atteggiamento sempre molto distaccato di Benchley e dal suo approccio profano alle cose che lo renderà più volte oggetto delle bonarie burle degli artisti Disney.
Una particolarità del film è quello di essere in bianco e nero soltanto fino a un certo punto. Il colore prorompe solamente quando Benchley visiterà l'omonimo reparto, e da quel momento in poi rimarrà fino alla fine. Per quanto riguarda invece le sequenze animate, di complete o pseudotali ne esistono solo tre, tutto il resto che si vede non sono altro che brevissime sequenze che focalizzano su futuri lavori, che di lì a poco sarebbero usciti nelle sale. Il reparto effetti sonori, ad esempio, mostrerà alcune sequenze inedite col treno Casey Jr. di Dumbo in cui il treno antropomorfo Casimiro verrà coinvolto in una serie di gag. Vista la sua collocazione verso i primi minuti di film, la sequenza è in bianco e nero e si conclude col treno "comicamente" sfasciato. la sala di doppiaggio offrirà invece un comico siparietto che coinvolgerà Florence Gill e Clarence Nash, voci rispettivamente di Chiquita e Paperino. E lo stesso Paperino prenderà a tutti gli effetti vita, questa volta a colori, nel reparto animazione in cui si può avere una brevissima preview di Old MacDonald Duck, cortometraggio che di lì a poco sarebbe realmente uscito. In questa breve scena Paperino si anima sul foglio per spiegare a Benchley i principi base dell'animazione. Un'altra brevissima scena con un Bambi spaventato che scappa a nascondersi nella foresta è invece inserita nella sequenza in cui Benchley visita il reparto effetti e apprende i segreti della Multiplane Camera. Tutto questo materiale rimarrà un esclusiva di questo lungometraggio e costituirà una sorta di teaser per i futuri film Disney. Le sequenze in questione sono da intendersi quindi come prove di animazione e non troveranno posto all'interno dei rispettivi prodotti finiti. Per trovare invece sequenze animate un po' più corpose è necessario far trascorrere i primi venti minuti, e lasciare che Benchley si inoltri nel reparto storyboard...


Baby Weems
Per quanto non sia ben chiaro se sia giusto o meno intendere come animata una sequenza che ancora non lo è, è innegabile che Baby Weems costituisca una storia a sè. Le immagini scorrono staticamente sullo schermo, talvolta con dei rudimentali effetti di animazione, ma il doppiaggio c'è e la storia raccontata è molto interessante. Sicuramente rientra a pieno titolo nella tipologia degli short disneyani fuori serie, con personaggi non standard. Lo stile è oltremodo caricaturale e umoristico, e la storia - che ha un che di Walshiano - traccia un arco narrativo ben preciso. E' la storia di Baby Weems un neonato nato con un intelligenza fuori misura che tra un pannolino e l'altro indice conferenze e mette in ridicolo addirittura Albert Einstein diventando una star di prima grandezza. Ovviamente le gag sono spassosissime, e vedono i suoi poveri genitori venir messi da parte da un mondo ansioso di privarli del pargolo. Ovviamente tutto questo nasconde una critica sociale e una condanna alle mode, che come tali poi si rivelano passeggere. Un gioiellino, nato con l'ingrato compito di dover rimanere incompleto. Ma ovviamente erano altri tempi, la studio Disney traboccava di idee e sprecarne una così non pesava di certo.


Come Andare a Cavallo (How to Ride an Horse)
Giunto in uno studios dove vengono animati Pippo e Pluto, è l'occasione per mostrare un esempio di cortometraggio appena completato. How to Ride an Horse non si differenzia affatto da un qualsiasi cortometraggio How To di Pippo, serie che va ricordato a quel tempo era appena nata, e non stupisce quindi la scelta di distribuirlo da solo nel 1950, scelta senz'altro molto più giustificata dei mille altri spezzoni di film a episodi in quegli anni distribuiti come cortometraggi, in barba al rigore filologico. Il corto in questione si concentra sui tentativi di Pippo di darsi all'ippica con la consueta voce seriosa che commenta quanto avviene su schermo. Una formula sempreverde e naturalmente vincente, che fa perdonare lo stile della prima parte, un po' spoglio, ma dovuto all'illusione di star sfogliando un manualetto tecnico. Il cortometraggio nel film viene proiettato all'interno di un piccolo macchinario completo di credits iniziali e finali.


Il Drago Riluttante
E' nella sala di proiezione che Robert Benchley incontra finalmente Walt Disney, che neanche a farlo apposta si sta accingendo a visionare l'ultimo lavoro del suo team...che (coincidenza!) altro non è che Il Drago Riluttante.
Dura 28 minti il segmento che dà il nome al film. Questa perla chiude logicamente lo spettacolo, andando a simboleggiare il prodotto finito. Il Drago Riluttante è la geniale storia di un ragazzino alle prese con un drago e un cavaliere che piuttosto che combattere tra loro preferiscono passare il tempo a comporre frivole e insensate poesie. Un umorismo sopraffino, a tratti tendente al ridicolo, valorizza questo piccolo capolavoro dell'animazione Disneyana, andando a concludersi con un "finto combattimento", espediente umoristico che avrebbe poi avuto largo seguito in futuro. Il divertimento che questo gioiellino sa offire include alcune tra le poesie più delirose che si possano comporre come Ode a un Piccolo Pasticcino a Testa in Giù e Rosso Ravanello. Questa dissacrante parodia dell'abitudine medioevale di comporre poesia dozzinale a scopo dilettantesco, è uscita in Italia a solo nell'omonima vhs della serie I Miniclassici, che all'inizio degli anni 90 aveva la barbara abitudine di editare i più importanti segmenti dei film a episodi come se si trattasse di mediometraggi creati ad hoc. E' tuttavia una fortuna che in questo modo si sia avuta la possibilità di riscoprire un capolavoro altrimenti destinato all'oblio.

Neanche a farlo apposta, la Disney è sempre un passo avanti sembra voler dire il lungometraggio. Una forzatura non indifferente che indispettirà non poco la moglie di Benchley, che nell'ultima brevissima scena sgriderà il marito, reo di aver perso tempo e di essersi fatto soffiare l'idea. Ma il comico non la starà neanche a sentire, e rimirando le caricature e le piccole opere d'arte con cui gli artisti lo hanno omaggiato zittirà la moglie con un paperinesco "Oh, pfui!". E' una fortuna che qui in Italia la notte del 25 dicembre 2006 grazie a Studio Universal siamo potuti venire in possesso di un versione quasi italiana del lungometraggio. Dico quasi perchè la versione andata in onda è in lingua originale sottotitolata in Italiano, almeno fino alla sequenza del Drago, il cui audio italico è stato preso di peso dalla serie I Miniclassici. A dire il vero avrebbero potuto utilizzare anche l'audio italiano di How to Ride an Horse, ma accontentiamoci di questa strenna natalizia, dato che le speranze di vedere una versione doppiata di questo lungometraggio sono ormai pressocchè nulle, visto il triste destino che i Treasure stanno avendo persino in patria.

Pubblicato in:
DVD mancante - Walt Disney Treasures - Behind the Scenes at the Walt Disney Studios

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