giovedì 6 agosto 2015

The China Shop



Anno 1934

fonte: Disney Compendium
La produzione di Silly Symphony del 1934 si apre con The China Shop. Si tratta di un cortometraggio piuttosto affine a The Clock Store, che nel 1931 ci aveva portato nella vecchia Europa, all'interno di un negozietto di orologi, capaci di prendere vita nottetempo. Come Flowers and Trees e Birds in the Spring troviamo un'altra Silly a colori che in apparenza si distacca dalla nuova strada maestra imboccata dalla serie, per riprendere invece l'antica struttura, predominante nella fase in bianco e nero. Sebbene l'ispirazione venga da una fiaba di Andersen, La pastorella e lo spazzacamino, il legame con la fonte originale è molto labile. In apertura troviamo un anziano negoziante ebreo che di sera chiude il suo negozio di porcellane per andarsi a riposare, ignaro che di lì a poco le statuine si animeranno per una nottata danzante. Tra i personaggi distinguiamo i due protagonisti, una dama e un cicisbeo molto simili a quelli intravisti proprio in The Clock Store, e il terzo vertice del triangolo, un inquietante satiro che adorna un posacenere. Dopo una prima parte improntata sui classici balletti, si innesca lo scontro tra il satiro e il cicisbeo, che avrà effetti distruttivi sull'intero negozio. A dispetto di questa impostazione, il cortometraggio è in realtà l'ennesimo esempio dei progressi e delle evoluzioni compiute dagli studios negli ultimi anni, e ciò che trasmette è tutt'altra cosa, rispetto alle Silly Symphony di qualche anno prima.La prima cosa che salta all'occhio è che quell'atmosfera mitteleuropea che avevamo già avuto modo di ammirare in The Clock Store e in molte recenti Silly Symphony è qui ancora più evidente. Il design dell'anziano negoziante è molto sofisticato, come se si trattasse dell'illustrazione di un antico libro di fiabe, inoltre la coppia di innamorati rappresenta un tentativo più che dignitoso di addentrarsi in un territorio ancora poco esplorato, quello della figura umana non caricaturale. La colonna sonora di The China Shop inoltre è davvero notevole: la musica è lenta, trasognata e avvolgente, capace di immergere lo spettatore nelle atmosfere di questo antico negozio, in un crescendo di meraviglia. L'animazione Disney anno dopo anno acquista una sempre maggior credibilità e questo in The China Shop provoca un curioso effetto collaterale: gag e situazioni che all'epoca del bianco e nero apparivano innocue, acquisiscono qui un sapore più sinistro, quasi disturbante. La scena in cui il satiro prende vita, la presenza sullo sfondo di piatti immobili su cui è stato disegnato un volto terrorizzato, e le stesse mutilazioni a cui le statuine vengono sottoposte durante il putiferio che si scatenerà, sono solo alcuni esempi di questo particolarissimo feeling, che rende The China Shop tanto affascinante. Non manca l'ironia: nel finale il negoziante ritorna e trova la sua merce malridotta, ma si trae brillantemente d'impaccio riciclandola come materiale d'epoca e ritoccandone adeguatamente il prezzo.



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