martedì 18 agosto 2015

Vincent (Vincent)



Anno 1982

fonte: la tana del sollazzo
La nuova generazione di autori Disney si forma al CalArts, e tra loro c'è Tim Burton. Eh già, il freak del cinema era un animatore Disneyano, che avrebbe addirittura dato un contributo a Taron e la Pentola Magica. Il giovane Tim Burton produsse due lavori alquanto strambi in Disney: il corto animato in questione e il mediometraggio live action Frankenweenie che fece terminare repentinamente la sua collaborazione con gli studios. Ed è un peccato perché un genio come Tim sarebbe poi stato rimpianto e le sue future collaborazioni da esterno come Nightmare Before Christmas e Alice in Wonderland sarebbero state oro colato per la dirigenza Disney. Andando a esaminare questo suo primissimo lavoro ci si stupisce di quanto sia praticamente una dichiarazione programmatica: qui c'è tutto Tim Burton, la sua poetica, la sua estetica e persino - pare di capire - un po' di autobiografia. Innanzitutto c'è la stop motion, tecnica che Tim predilige e che gli ha permesso di sfornare capolavori come il sovracitato NBX, o fuor di Disney La Sposa Cadavere (e non dimentichiamo che ha indirettamente prodotto anche James e la Pesca Gigante), e non è una stop motion fatta di carabattole in movimento o di decoupage, come i precedenti utilizzi di questa tecnica in Disney, ma una stop motion fatta di modellini e pupazzetti, fatti benissimo e assolutamente fedeli all'estetica Burtoniana. Poi il corto è in bianco e nero, e trabocca di spirali, occhi sgranati e altri topos che vedremo ricorrere continuamente nel suo modo di far cinema: persino il nome del bimbo protagonista, Vincent, sarà poi utilizzato fino alla nausea e alternato con Edward nella poetica Burtoniana. Insomma, questo corto contiene in piccolo tutto Tim Burton. E' anche molto bella la storia raccontata, che è quella di un povero bambino che ha un'insana attrazione verso l'horror e si perde continuamente nelle sue fantasie derivate dall'assidua lettura dei racconti di Poe incurante dei richiami della madre che lo vorrebbe "sanare", il tutto narrato in rima dalla voce di Vincent Price, chiodo fisso sia di Burton che del piccolo protagonista del racconto (che a questo punto potrebbero essere la stessa persona, anche perché fisicamente sono identici). Addirittura la fine è largamente interpretabile, dal momento che Vincent viene preso da un delirio in cui si immagina di morire e non si capisce bene se stia giocando oppure no, ma l'interpretazione migliore è che sia stato vinto completamente dalle sue fantasie dichiarando di non poterne mai più fare a meno e rivelando esplicitamente quindi di essere una proiezione del Tim Burton bambino. Per quanto comunque l'effetto sia abbastanza buffo si capisce come la Disney non abbia voluto applicare a questo corto il suo marchio preferendo un bel Buena Vista Distribution. Eravamo agli albori del concetto di "alias" e non ci sarebbe voluto molto perché la Disney capisse che se voleva continuare a fare la multinazionale avrebbe dovuto creare altre etichette per presentare al pubblico prodotti dal contenuto un po' insolito. Va infine detto che la stop motion di Tim Burton sarebbe infine tornata alla Disney, questa volta senza collaborazioni esterne, dal momento che nel 2012 dovrebbe uscire il lungometraggio di Frankenweenie (sì proprio quello!) su cui Tim pare esser tornato al lavoro per meglio concludere l'opera che a suo tempo gli costò il posto in Disney.


Pubblicato in:
BluRay - Tim Burton's Nightmare Before Christmas

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