mercoledì 23 marzo 2016

Man and the Moon



Anno 1955

fonte: Disney Compendium
Con Man and the Moon la miniserie Tomorrowland giunge al suo secondo episodio. (...)

Si comincia con un segmento interamente animato, che prende in esame il rapporto tra il genere umano e la luna, ripercorrendo secoli e secoli di storia. Il nostro satellite è sempre stato un enigma sin dagli albori dell'umanità, quando si credeva che fosse un globo luminoso trovato sottoterra e poi cresciuto fino a raggiungere il cielo. Uno dopo l'altro vengono ripercorsi tutti i tentativi dell'uomo di spiegarne la natura, inventando favole e miti di ogni tipo, storielle che possiamo oggi considerare precursori del genere sci-fi. Dall'ispirata matita di Kimball prendono così vita le divertenti avventure sulla luna narrate nel corso degli anni da illustri personalità quali Keplero, Francis Godwin, Cyrano de Bergerac o lo stesso Jules Verne. L'animazione ridotta si rivela l'ideale per accentuare il senso di straniamento di fronte alle bizzarrie di queste surreali storie, popolate da creature improbabili poste in circostanze del tutto folli. Dopo aver passato in rassegna i vari racconti, ci si sposta nel campo della superstizione e, con uno stile ancor più sintetico, ci vengono illustrate le diverse credenze che riguardano la luna: c'è chi pensa che il nostro satellite sia fatto di formaggio, chi lo ritiene il posto in cui vanno a finire le cose perdute, chi è convinto che le fasi lunari siano in grado di portare fortuna o sfortuna nello svolgimento di determinate attività.

In questa rassegna culturale non manca il campo artistico, in cui le opere ispirate alla luna si sprecano. Vengono presi in esame i testi di William Shakespeare, le più famose filastrocche infantili e persino la musica leggera. L'intera sequenza animata dura una ventina di minuti e costituisce uno dei più intelligenti e accattivanti utilizzi dell'arte della limited animation. A risplendere non è soltanto la felicissima sintesi grafica dei personaggi, ma il ritmo sincopato delle gag e i relativi tempi comici, che segnano un punto di arrivo per l'umorismo disneyano. L'esempio più fulgido di questo nuovo approccio alla risata è la scenetta musicale che chiude questo primo segmento, un vero capolavoro.
  • Ah, See the Moon! - Si tratta della parodia di una vecchia canzone firmata da artisti di Tin Pan Alley, centro musicale che all'epoca aveva un gran successo. Ad esser presa in giro è la tipica canzoncina popolare romantica. Il testo è folle e totalmente venato di nonsense, con parole a caso che vengono tirate in ballo solo per far rima con “moon”. Ma è nelle immagini che Kimball spinge sul pedale della follia, osando come mai prima d'ora. Queste sono infatti del tutto scorrelate dal testo della canzone e bombardano lo spettatore con una mitraglietta di gag folli e velocissime, in cui vediamo personaggi di ogni tipo fare piccolissimi movimenti, ma dall'effetto comico dirompente.
Concluso questo excursus, il programma entra nella sua seconda parte, dal registro totalmente opposto. L'animazione scompare completamente, e al massimo si fa uso di artwork o immagini schematiche. È ancora una volta Ward Kimball a prendere la parola, per spiegare in termini scientifici alcuni aspetti molto importanti del nostro satellite. Si parla della sua origine, vengono spiegate le fasi lunari e come la gravità influenzi il moto delle maree. Inoltre viene chiarito molto bene il motivo per cui la luna ha un lato oscuro, che a noi rimane celato, e che cosa invece ci sia in quello visibile. Successivamente Kimball lascia la parola a Wernher von Braun, lo scienziato tedesco già apparso nel precedente Man in Space. Si tratta sicuramente della sequenza più tecnica dello show, per ovvi motivi. Von Braun spiega che il raggiungimento della luna è solo il secondo step della conquista dello spazio, ma che per poterci arrivare serve prima costruire una base spaziale che possa rimanere in orbita e fornire quindi un valido appoggio agli esploratori. Il suo intervento è sotteso a spiegare come sia possibile trasportare nello spazio, pezzo per pezzo, tutto l'occorrente per montare quest'immensa base circolare.
introdurre la terza e ultima sequenza di Man and the Moon è nuovamente von Braun, che presenta al pubblico il modellino del razzo che dovrebbe riuscire a portare l'uomo fino alla luna. Come per Man in Space, anche qui viene messa in scena un'ipotesi di come potrebbero andare le cose quando l'uomo sarà in grado di fare questo passo. Questa volta però la rappresentazione non è più in animazione limitata, bensì in live action. Più che ad una ricostruzione siamo di fronte ad una fiction a tutti gli effetti, in cui alcuni attori interpretano il ruolo dell'equipaggio che andrà per la prima volta a scoprire la luna. È interessante notare come all'epoca non fosse previsto alcun allunaggio, ma uno studio a debita distanza di ciò che il nostro satellite offre. Il razzo infatti girerà attorno alla luna, scattando foto e studiandone addirittura il lato oscuro. Si tratta sicuramente di una sequenza affascinante per l'epoca, ma piuttosto soporifera per lo spettatore moderno. Il ritmo è infatti molto lento e i personaggi per tutto il tempo non fanno altro che darsi istruzioni tecniche mentre maneggiano le apparecchiature della nave, senza conferire alla narrazione una componente emotiva.
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Pubblicato in:
DVD mancante - Walt Disney Treasures - Tomorrow Land     

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